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Lo Yoga dell’Energia è una pedagogia dello Hatha Yoga che si occupa in modo particolare del risveglio e della circolazione dell’Energia vitale, attraverso le pratiche fisiche tipiche dello Yoga (posture e sequenze), le tecniche di respirazione, la meditazione e i mantra.

Qualche cenno storico può essere utile: lo Yoga dell’Energia fu codificato negli anni Sessanta da Roger Clerc (1908-1998), a sua volta discepolo di Lucien Ferrer (1901-1964), che aveva portato in Francia pratiche di origine tibetana. Clerc dedicò la propria vita a strutturare una pratica adatta agli occidentali, nel rispetto delle fonti indiani. Io sono stata allieva (e tuttora lo sono) di Boris Tatzky, che fu prima allievo di Roger Clerc, e poi suo collaboratore. Tatzky è stato per molti anni allievo di T.K. V. Desikachar.

Attraverso la pratica dello Yoga dell’Energia è possibile acquisire la consapevolezza dell’energia che vibra in noi. Dobbiamo avere cura del nostro corpo fisico, della nostra lucidità mentale e della nostra vitalità, per ottenere un benessere psico-fisico maggiore, e progredire nella conoscenza di noi stessi e nella nostra ricerca spirituale.

In questi anni di pratica e di insegnamento, sono due i motivi fondamentali che mi fanno dire “Yoga dell’Energia tutta la vita!”:

  1. Si tratta di un tipo di pratica in cui è lo Yoga che si adatta al praticante, e non viceversa. Ogni postura, ogni sequenza, ogni movimento può essere adattato allo stato psico-fisico del praticante seguendo una progressione (i cosiddetti “3 livelli”) che non lascia indietro nessuno e che comunque preserva ad ogni livello i benefici principali di ogni postura o sequenza.
  2. Il respiro e il movimento sono sempre, sempre, sempre coordinati. Il movimento nasce dal respiro e si adatta continuamente, in una ricerca incessante di stabilità e di agio.

Grazie a queste caratteristiche, posso affermare che lo Yoga dell’Energia è adatto a tutti, e può essere approcciato a qualunque età e in qualunque condizione.

Con la pratica costante, l’energia si risveglia, ed è importante sapere come utilizzarla. La tentazione potrebbe essere quella di metterla al servizio della produttività, di questa smania del fare che caratterizza i nostri tempi. Ma questo creerebbe ulteriori squilibri. Io condivido con altre colleghe l’idea che sia più saggio mettere l’energia al servizio degli altri, realizzando la pienezza dell’apertura del cuore, fine ultimo della pratica.

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